20 aprile 2021

COMUNICATO STAMPA

E’ giunto finalmente ad esito il ricorso presentato da una docente umiliata attraverso un contratto che l’ha relegata al rango di lavoratrice a cottimo.

Nel corso dell'a.s. 2018/19, un’insegnante di scuola primaria precaria ha ricevuto ed accettato una proposta di contratto per 12 ore alla settimana dall’inizio dell’anno fino al 30 giugno. Un orario di servizio così corrisponde a metà dell’orario di cattedra piena al netto delle riunioni e degli impegni legati alla funzione docente, ne consegue che lo stipendio doveva corrispondere a metà di quello previsto rispetto ad una cattedra piena. La scuola di Conegliano che ha stipulato l’assunzione invece, a seguito di parere della Ragioneria Territoriale dello Stato, ha compattato l’orario della docente in due giorni: il lunedì e il martedì procedendo settimanalmente quindi ad assumerla il lunedì e a licenziarla il martedì per tutto l’anno. La docente però era tenuta a partecipare alle riunioni che si svolgevano anche nei giorni in cui non risultava “assunta”. In buona sostanza è stato formalizzato una sorta di lavoro a cottimo non previsto nel comparto e soprattutto irregolare in quanto ad ogni licenziamento si sarebbe dovuta scorrere tutta la graduatoria delle supplenze, procedura che non avrebbe garantito la continuità didattica dell’insegnamento. Con questa soluzione estremamente penalizzante per la lavoratrice da tutti i punti di vista (mancata maturazione del punteggio utile per l’avanzamento in graduatoria, per l’eventuale carriera una volta in ruolo, penalizzazione economica e contributiva) la docente ha guadagnato  € 1.578,80 netti nell’arco dell’intero anno anziché € 9000 circa. Il lavoro della docente è stato retribuito sostanzialmente quanto quello di un bracciante stagionale, facendo risparmiare 7500 € all’amministrazione, cifra che per lo Stato risulta irrilevante ma per la lavoratrice invece ha costituito un grosso danno.
La docente è stata prontamente supportata dal sindacato Gilda degli Insegnanti di Treviso con il patrocinio dell’Avvocato Innocenzo D’angelo che, in prima battuta ha suggerito un tentativo di conciliazione con l’amministrazione in modo da arrivare rapidamente ad un accordo di compromesso senza attendere tempi lunghi e limitando anche le spese. Ma il tentativo è fallito perché l’Ufficio Scolastico, resosi disponibile a riconoscere solo il punteggio maturato, è stato irremovibile sul pagamento anche solo di parte della differenza stipendiale. A questo punto all’insegnante non è rimasta scelta: ha presentato ricorso al Giudice del Lavoro del Tribunale di Treviso che in data 15.04.21 con sentenza n. 135/2021  le ha dato pienamente ragione: “Accertato che la ricorrente ha prestato attività corrispondente a quella di supplente part time al 50% dal 21/9/2018 al 21/5/2019, condanna il Ministero al pagamento a favore della ricorrente della retribuzione spettante, detratto quanto già corrisposto, ed alla regolarizzazione contributiva, oltre al riconoscimento della anzianità di servizio e del punteggio nel detto periodo maturati;
Condanna il Ministero al pagamento delle spese processuali sostenute dalla ricorrente che liquida in €2500,00 oltre oneri di legge per competenze professionali ed €118,50 per esposti.”
 “Esprimo tutta la mia soddisfazione per l’esito di questa incresciosa vicenda” spiega la coordinatrice provinciale Michela Gallina “Quando sono stata contattata dall’insegnante ho stentato perfino a capire ciò che mi stava dicendo perché l’episodio ha dell’incredibile: non esiste alcuna tipologia di contratto come quello che le è stato fatto firmare, temevo si creasse un precedente di speculazione sulla pelle degli insegnanti precari che avrebbe potuto “ispirare” altre scuole. Ritengo che la docente sia stata veramente umiliata ed il fatto è tanto più grave quanto più la categoria si trova a vivere già da tempo momenti difficili legati al discredito della dignità professionale, creatosi grazie anche ad interventi sfavorevoli da parte dei vari governi che si sono succeduti. Ai precari in particolare, anello debole della catena, sono stati tolti progressivamente una serie di diritti fondamentali quali ad esempio la retribuzione delle ferie estive. Inoltre il mancato espletamento di concorsi per la copertura di tutti i posti disponibili con conseguente prolungamento ed ampliamento del fenomeno del precariato diventato negli anni insostenibile ha mantenuto la categoria al livello stipendiale minimo, tutto questo unito alle assunzioni a tempo determinato sempre più ritardate rispetto all’avvio dell’anno scolastico accompagnate da una burocrazia farraginosa spesso poco trasparente. L’azione del sindacato anche in questo caso si inserisce nella ormai lunga tradizione di tutela dei diritti dei docenti precari adottata dalla sezione di Treviso.”
 
In allegato la sentenza. Abbiamo ricevuto il consenso dall'interessata per la pubblicazione/divulgazione.

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