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DATE DEI TEST PRELIMINARI SOSTEGNO e UNIVERSITÀ CHE ATTIVANO I PERCORSI
Gentili colleghi,
vi segnaliamo che il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato il decreto di distribuzione alle Università dei 14.224 posti disponibili per l’anno accademico 2018/2019 per le specializzazioni sul sostegno.
Il decreto individua anche le date delle prove di accesso ai corsi. Le prove si terranno:
- il 28 marzo di mattina per la Scuola dell’infanzia e di pomeriggio per la Scuola primaria
- il 29 marzo di mattina per la Secondaria di I grado e di pomeriggio per la Scuola secondaria di II grado.
Mobilitá - Domanda di part-time
Scadenza domanda 15 marzo 2019
Ricordiamo la scadenza del 15 marzo per presentare le istanze di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale.
Da questo link potete trovare i riferimenti ed il modello di domanda da compilare.
Per quanto riguarda le domande di mobilità attualmente non si conoscono ancora le date ma potete scaricare le principali informazioni da questo secondo link.
Regionalizzazione, Di Meglio: Tutto sbagliato nel metodo e nel merito
venerdì 15 febbraio 2019
Il coordinatore della Gilda: "Il Governo freni questa corsa verso la spaccatura del Paese"
“Tutto sbagliato, nel metodo e nel merito: invece di accelerare, ignorando le tante voci e ragioni del dissenso, il governo freni questa corsa verso la spaccatura del Paese”.
A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, dopo la riunione del Consiglio dei Ministri che ieri sera ha avviato il percorso delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sull’autonomia differenziata, concludendo la parte tecnica dell’elaborazione dei testi.
“La regionalizzazione del sistema dell’istruzione è una questione estremamente delicata e non può essere affrontata con semplici accordi tra Stato e Regioni che poi vengono votati a scatola chiusa dal Parlamento e diventano legge. Un processo di trasformazione di tale portata - afferma Di Meglio - deve passare attraverso un confronto aperto e coinvolgere tutti i soggetti interessati. Finora le procedure sono state coperte da un incomprensibile clima di riservatezza che mal si concilia con l’identità di patrimonio collettivo che caratterizza la nostra scuola pubblica”.
Entrando, poi, nel merito dei testi delle intese esaminate ieri in CdM, il coordinatore nazionale della Gilda esprime forte preoccupazione e sottolinea che “l’istruzione, in particolare modo quella della scuola dell’obbligo, è un diritto fondamentale che va garantito in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Dalle Alpi alla Sicilia, tutte le cittadine e tutti i cittadini devono poter godere degli stessi diritti di cittadinanza e delle stesse pari opportunità di formazione. Una condizione che la regionalizzazione, così come è stata concepita, - conclude Di Meglio - mette a repentaglio, rischiando di creare un’Italia di serie A e un’Italia di serie B”.
Roma, 15 febbraio 2019
Ufficio stampa Gilda Insegnanti
Contro la regionalizzazione del sistema di istruzione
venerdì 15 febbraio 2019
Appello dei sindacati scuola e delle associazioni scolastiche per fermare la regionalizzazione del sistema di istruzione
Come è noto, le Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto hanno, tra l’altro, chiesto al Governo forme ulteriori e condizioni specifiche di autonomia in materia di istruzione e formazione.
L’obiettivo è quello di regionalizzare la scuola e l’intero sistema formativo tramite una vera e propria “secessione” delle Regioni più ricche, che porterà a un sistema scolastico con investimenti e qualità legati alla ricchezza del territorio.
Si avranno, come conseguenza immediata, inquadramenti contrattuali del personale su base regionale; salari, forme di reclutamento e sistemi di valutazione disuguali; livelli ancor più differenziati di welfare studentesco e percorsi educativi diversificati. Di fatto viene meno il ruolo dello Stato come garante di unità nazionale, solidarietà e perequazione tra le diverse aree del Paese; ne consegue una forte diversificazione nella concreta esigibilità di diritti fondamentali.
La proposta avanzata dalle Regioni si basa sulle previsioni contenute nell’art. 116 della Costituzione, modificato dalla riforma del Titolo V approvata nel 2001, che consente a ciascuna Regione ordinaria di negoziare particolari e specifiche condizioni di autonomia. Fino ad oggi quelle disposizioni non erano mai state applicate, essendo peraltro già riconosciute alle Regioni potestà legislativa regionale esclusiva e concorrente in molte materie; ora invece, nelle richieste avanzate da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, gli effetti dell´autonomia regionale ulteriormente rinforzata investono l’intero sistema dell’istruzione con conseguenze gravissime. Vengono meno principi supremi della Costituzione racchiusi nei valori inderogabili e non negoziabili contenuti nella prima parte della Carta costituzionale, che impegnano lo Stato ad assicurare un pari livello di formazione scolastica e di istruzione a tutti, con particolare attenzione alle aree territoriali con minori risorse disponibili e alle persone in condizioni di svantaggio economico e sociale.
La scuola non è un semplice servizio, ma una funzione primaria garantita dallo Stato a tutti i cittadini italiani, quali che siano la regione in cui risiedono, il loro reddito, la loro identità culturale e religiosa.
L’unitarietà culturale e politica del sistema di istruzione e ricerca è condizione irrinunciabile per garantire uguaglianza di opportunità alle nuove generazioni nell’accesso alla cultura, all’istruzione e alla formazione fino ai suoi più alti livelli.
Forte è la preoccupazione che l’intero percorso venga gestito con modalità che non consentono un´approfondita discussione di merito, dal momento che le Camere potrebbero essere chiamate non a discutere e a valutare, ma unicamente a pronunciarsi su ciò che le Regioni richiedenti e il Governo avranno precedentemente sottoscritto; tutto ciò con vincoli giuridici decennali.
Con l’introduzione dell’autonomia differenziata, che destruttura il modello configurato dalla Costituzione Repubblicana, si portano a compimento scelte politiche che più volte negli ultimi anni hanno indebolito le condizioni di vita delle persone e della società.
A nulla valgono le rassicurazioni circa il fatto che alcune Regioni richiedenti non avrebbero in termini finanziari niente di più di quello che oggi spende lo Stato per i servizi trasferiti. Quelle Regioni insistono in realtà nel voler stabilire i trasferimenti di risorse sulla base della riduzione del cosiddetto “residuo fiscale”, cioè la differenza fra gettito fiscale complessivo dei contribuenti di una regione e restituzione in termini di spesa per i servizi pubblici.
Sarà quindi inevitabile l´aumento del divario tra nord e sud e tra i settori più deboli e indifesi della società e quelli più abbienti. In tale contesto, dunque, una scuola organizzata a livello regionale sulla base di specifiche disponibilità economiche, rappresenta una netta smentita di quanto sancito dagli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione a fondamento del principio di uguaglianza, cardine della nostra democrazia, e lede gravemente altri principi come quello della libertà di insegnamento.
La scuola della Repubblica, garante del pluralismo culturale e preposta a rimuovere ogni ostacolo economico e sociale è, e deve essere, a carico della fiscalità generale nazionale, semplicemente perché esprime e soddisfa l’interesse generale.
Un Paese che voglia innalzare il proprio livello d´istruzione generale deve unificare, anziché separare: unificare i percorsi didattici, soprattutto nella scuola dell’obbligo; garantire, incrementandola, l’offerta educativa e formativa e le possibilità di accesso all’istruzione fino ai suoi livelli più elevati; assicurare la qualità e la quantità dell´offerta di istruzione e formazione in tutto il Paese, senza distinzioni e gerarchie.
Regionalizzare la scuola e il sistema educativo e formativo significa prefigurare istituti e studenti di serie A e di serie B a seconda delle risorse del territorio; ignorare il principio delle pari opportunità culturali e sociali e sostituirlo con quello delle impari opportunità economiche; disarticolare il CCNL attraverso sperequazioni inaccettabili negli stipendi e negli orari dei lavoratori della scuola che operano nella stessa tipologia di istituzione scolastica, nelle condizioni di formazione e reclutamento dei docenti, nei sistemi di valutazione, trasformati in sistemi di controllo; subordinare l’organizzazione scolastica alle scelte politiche - prima ancora che economiche - di ogni singolo Consiglio regionale; condizionare localmente gli organi collegiali. Significa in sostanza frantumare il sistema educativo e formativo nazionale e la cultura stessa del Paese. Questa frammentazione sarà foriera di una disgregazione culturale e sociale che il nostro Paese non potrebbe assolutamente tollerare, pena la disarticolazione di un tessuto già fragile, fin troppo segnato da storie ed esperienze non di rado contrastanti e divisive.
Per questo lanciamo il nostro appello ad un generale e forte impegno civile e culturale, affinché si fermi il pericoloso processo intrapreso e si avvii immediatamente una confronto con tutti i soggetti istituzionali e sociali.
Di fronte ai pericoli della strada intrapresa, intendiamo mobilitarci, a partire dal mondo della scuola, perché si apra un grande dibattito in Parlamento e nel Paese, che coinvolga i soggetti di rappresentanza politica e sociale e tutti i cittadini, come si richiede per una materia di tale importanza per la vita delle persone e dell’intera comunità nazionale.
Contrastare la regionalizzazione dell’istruzione in difesa del principio supremo dell’uguaglianza e dell’unità della Repubblica è un compito primario di tutte le forze politiche, sindacali e associative che rendono vivo e vitale il tessuto democratico del Paese.
Roma, 15 febbraio 2019
ADERISCI!
#RestiamoUniti
Promotori
Sindacati: Flc CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, Gilda Unams, SNALS Confsal, Cobas, Unicobas Scuola e Università.
Associazioni: Associazione Nazionale Scuola per la Repubblica, AIMC, CIDI, MCE, UCIIM, IRASE, IRSEF IRFED, Proteo Fare Sapere, Associazione Docenti Art. 33, CESP, Associazione Unicorno-L´altra Scuola, Link, Lip scuola, Manifesto dei 500, Rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Unione degli Studenti, Uds, Udu.
COME ADERIRE
Chi intende aderire all´appello può farlo inviando una mail al seguente indirizzo
indicando nome, cognome, qualifica, provincia di residenza, scuola di servizio (se personale scolastico) oppure il nominativo dell´associazione.
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